venerdì 4 ottobre 2013

Oh se io fossi pittore!

Van Wittel, Veduta di Bracciano
Se io fossi pittore, dalla loggia di questa prima casa, con cui ha qui termine, o viceversa, cominciamento la prima strada del paese, io vorrei ritrarre Bracciano, che di qua si presenta bello e sorprendente oltremodo. Da un lato tranquillo il lago, di cui percorri con l'occhio in gran parte attorno attorno le verdeggianti spiagge, e dalla opposta sponda vedi biancheggiare e specchiarsi in esso l'Anguillara; dietro e lontanissimi i monti della Sabina, e mostrarsi solitario il sant'Oreste, lo antico Soratte, che si confonde e si perde colla eccelsa cima nello azzurro del cielo. Tornando collo sguardo sulle rive del lago, alquanto a sinistra di chi miri in esso da questo punto, quasi dirimpetto all'Anguillara, è bello a vedere specchiarvisi egualmente Trevignano. Nè qui l'occhio può seguitare oltre la curva, che fa la riva di esso lago riparata dallo stesso Bracciano, il quale sorge maestosamente nell'alto del colle, di cui le estreme falde vanno con dolce pendio, ed appianandosi alquanto, a dare su quelle rive.
Questa via lunga e spaziosa, donde ci soffermiamo ad ammirare il bel paese, appellano il borgo flavio, da Flavio, ultimo della gente Orsina, che fu signore del luogo; in fondo ad essa una piccola piazza, e poi, passato un ponte che diresti fatto ad unire Bracciano vecchio col nuovo, una chiesa non piccola con bel convento degli agostiniani, consacrata a santa Maria Novella; quell'altra, che colassù fra le case non lungi dal castello di eleva su tutte col suo timpano, è il duomo consacrato a santo Stefano. Poi signoreggia il paese non solo, ma il lago e le circostanti campagne, ed è sublime a vedere la gran rocca, munita ancora di tutti i suoi merli che la coronano come una maestosa regina. Ha dintorno angusti viottoli e povere case frammiste al verdeggiare di alberi e di giardini, le quali sorgono a' suoi piedi, scendendo per la china del colle, e in piccol giro raccolgono quanto oggidì chiamano Bracciano vecchio. Stanno queste povere case a far più grande e più sontuosa la rocca come piccoli pigmei intorno a smisurato gigante, l'una stanza già del signore del luogo, le altre misero abituro de' suoi miseri vassalli, che osavano a mala pena alzar gli occhi al suo cospetto, siccome al cospetto dell'alta rocca si umiliano e si perdono le stesse case. L'una e le altre sono vera immagine de' tempi, nei quali furono edificate, e ritraggono vivamente l'orgoglio e la possanza dello antico barone, la soggezione e la miseria de' suoi dipendenti. Lasciando però di Bracciano vecchio, nel quale sono pure fabbriche di buono stile, e corrispondente ai tempi della stessa rocca, o di poco dopo, torniamo a discendere verso il piano, e nella piccola piazza, a cui fa capo quest'ampia via, mette egualmente l'altra ben più lunga, e più bella a vedersi che va dolcemente salendo, appellata dei cappuccini dalla chiesa che vi hanno sull'alto questi religiosi, e la quale ci rimane a sinistra, ma che di qua non possiamo scorgere; siccome non possiamo dallo stesso lato la bella e riquadrata piazza, che ha nel mezzo una copiosa fonte, ed in cui fa buona mostra di sé il palazzo del comune. Ma io non pittore come potrei neppure delineare, non che ritrarre con vivi colori, lo azzurro del cielo che nelle placide onde del lago bellamente si riflette? Come i paesetti che si specchiano in esse, e il vario verdeggiare delle piante, e le colline che ora lievemente s'innalzano, ora discendono e si appianano in amene praterie? Come il folto dei boschi, e lo alternarsi frequente di vigne e di oliveti? Come lo sfumare colaggiù lontano lontano degli altissimi monti, e di qua la interminabile e deserta campagna romana? Come il bello ed il vario di questo paese, e la maestà della sua rocca, e gli ultimi raggi del cadente sole che vivamente ne tingono i monti, ultimo saluto di quest'altro dì che se ne muore per non rivivere più mai? Come dipingere il silenzio e la dolce melanconia che qui regna d'intorno? Che se io pure mi  avessi le tinte di un Claudio da Lorena o di un Pussino, se quelle di un Salvator Rosa o di altri sommi riunite in uno, come potrei tante bellezze e tanto vari affetti e sentimenti di quest'ora e di questo luogo raccogliere in un sol quadro?

[ORESTE RAGGI, Viaggio Storico-pittoresco su le rive del lago Sabatino, o sia di Bracciano, discorso dell'avv. Oreste Raggi nelle vacanze autunnali del 1849, in 'Giornale Arcadico di Scienze, Lettere, ed Arti', n. 119, 1850, pp. 132-177]

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